La prima testimonianza scritta della vita e del martirio del santo guerriero è “La Passio Sancti Ephysii”, tramandata fino a noi da un codice vaticano - latino, in cui un presbitero, Marco, afferma di essere stato testimone delle vicende del Santo.
Però gli studiosi moderni esprimono dubbi sulla veridicità di questa versione e sostengono che si tratti di una leggenda creata nel tardo Medioevo, sulla falsariga della versione di un martire palestinese, San Procopio.
Malgrado queste divergenze sulla figura storica del martire, il ricordo popolare del Santo e dei suoi miracoli è stato sostenuto dalla tradizione e dal culto del popolo, che lo ha sempre venerato in Sardegna.
"Passio" di Sant'Efisio redatta dal Presbitero Marco”
«Ti chiedo anche, o Signore, di difendere questa città del popolo cagliaritano dalle incursioni dei nemici e fa che si allontanino dal culto degli idoli e respingano gli inganni dei diavoli e riconoscano come vero, unico Dio, Gesù Cristo, Nostro Signore. E quanti fra loro soffriranno per qualche malattia, se verranno nel luogo dove sarà posto il mio corpo, per recuperare la salute o se altrimenti si troveranno stretti dai flutti del mare o saranno oppressi da popoli barbari o saranno rovinati da carestie o da pesti, dopo aver pregato me, servo tuo, siano salvi per Te, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, Luce dalla Luce, e siano liberati dalle loro sofferenze».
La vita e il martirio del Santo sono rappresentate unicamente dagli affreschi dello Spinello Aretino presso il cimitero monumentale di Pisa, a oggi deturpati da crepe in seguito ad un incendio. Ma è grazie all’opera di Carlo Lasinio e del figlio Giovanni Paolo che hanno rappresentato su lamina le meravigliose raffigurazione dello spinello quando ancora erano visibili.
PRESENTAZIONE DI SANT’EFISIO ALL’IMPERATORE DIOCLEZIANO
In questa prima tela vengono raffigurate tre sequenze della vita di Sant’Efisio. Dalla sinistra abbiamo la presentazione di Efisio, un giovane orientale figlio della nobildonna pagana Alessandria, all’Imperatore Diocleziano, ingaggiato ad Antiochia per combattere i cristiani in Italia.
Efisio Venne educato all’idolatria e, non ancora ventenne, condotto dalla madre al cospetto di Diocleziano e, come raffigurato nella seconda sequenza, lo nomina soldato affidandogli un esercito con il compito di perseguitare i Cristiani nelle terre italiche.
Nella terza scena una figura divina converte Efisio (figura in alto vicino alla bandiera intento a coprirsi il volto).
COMBATTIMENTO DI SANT’EFISIO CONTRO I PAGANI DI SARDEGNA
In queste scene abbiamo la conversione di Efisio, raffigurato con l’aureola segno di una avvenuta conversione.
Nella prima sequenza è rappresentata la conversione grazie all'intercessione di una figura divina, nella scena centrale la consegna del vessillo del Cristianesimo a Efisio da parte di un angelo a cavallo, nell’ultima scena Sant’Efisio non combatte più contro il Cristianesimo ma contro i pagani segno di una reale conversione alla fede.
MARTIRIO DI SANT’EFISIO
L’Imperatore inviò nell’isola il giudice Jiulico, poi sostituito da Flaviano, per indurre il traditore Efisio ad abiurare il Cristianesimo, ma a nulla valsero le terribili sevizie alle quali fu sottoposto nel carcere cagliaritano di Stampace.
Nella prima scena è raffigurato un atto di convincimento del giudice per riportare Sant’Efisio alla venerazione degli idoli ma, rifiutatosi per l’ennesima volta, viene sottoposto a molteplici torture, una delle quali raffigurata nella scena centrale: Efisio viene messo all’interno di una fornace e dato alle fiamme ma queste non lo intaccano e ne uscì illeso. Nell’ultima scena abbiamo raffigurata la decapitazione del Santo a Nora (Cagliari).
incisioni di Carlo Lasinio del 1828 e del figlio Giampaolo del 1832 che rappresentano gli affreschi dello Spinello Aretino nel cimitero monumentale di Pisa prima del deterioramento.